via Ganale Doria, Parma

La battaglia del Ganale Doria (fiume dell’Etiopia) fu un confronto armato della guerra di Etiopia che si svolse sul fronte somalo nella zona del Giuba tra il 15 dicembre 1935 e il 20 gennaio 1936: vide contrapposte le armate di Ras Destà Damtù e quelle del generale Rodolfo Graziani, governatore della Somalia.

Il fronte somalo rappresentava, nei piani strategici, un teatro secondario del conflitto italo-etiope; Badoglio aveva infatti dato direttive a Graziani di assumere in Somalia un atteggiamento esclusivamente difensivo. Quest’ultimo, però, appoggiato da Mussolini, covava progetti offensivi. L’occasione gli fu data dal tentativo di controffensiva etiope, guidata dal Ras Destà Damtù che, partendo da Neghelli, marciò contro le linee italiane. In risposta, Graziani decise di usare, in maniera massiccia, contro le truppe etiopi, l’aviazione, bombardando il nemico sia con le armi convenzionali che con quelle chimiche (vietate dalle leggi internazionali). Durante queste operazioni, gli aerei italiani, si macchiarono di un ulteriore crimine, colpendo e distruggendo l’unità medica della Croce Rossa svedese che seguiva le truppe etiopi.

Neutralizzata l’armata etiope, Graziani decise di lanciare a sua volta una controffensiva, puntando a Neghelli. Al termine di una marcia serrata di oltre 250 chilometri, accompagnata dai massicci bombardamenti contro il nemico, le truppe italiane entrarono a Neghelli il 20 gennaio 1936. Negli ultimi 9 giorni di battaglia, furono impiegati 1.250 quintali di esplosivo e di gas.

La “conquista di Neghelli” suscitò grande emozione in Italia: a Parma, in migliaia, esaltati dalla menzione del parmigiano Vittorio Bottego nel comunicato 103 del generale Badoglio che annunciava la conquista della città etiope, organizzarono una manifestazione spontanea. Partiti dalla Pilotta, attraverso strada Garibaldi, raggiunsero il monumento a Bottego, deponendovi una corona d’alloro. Qui il prefetto improvvisò un comizio:

“Occorre che oggi leggendo sulla conquista di questi luoghi inviamo il nostro pensiero a Vittorio Bottego, l’esploratore parmense che per primo li percorse […]. Bottego non fu soltanto pioniere poiché egli seppe congiungere alla ricerca scientifica la preveggenza del politico. Egli voleva che l’Italia conquistasse l’Africa orientale portandovi col lavoro dei suoi figli la luce immortale della civiltà romana; ma non poté veder realizzati i suoi ideali di grandezza. […] Ma oggi Bottego e Adua sono vendicati”.

L’ardente appassionata manifestazione di popolo per la presa di Neghelli, in «Gazzetta di Parma», 23 gennaio 1936.

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